Microlezioni di grammatica: 1. Dove non va messa la virgola

Cinque argomenti che conviene affrontare in aula per evitare incertezze, errori e pasticci non solo nei temi e nelle prove d’esame, ma anche molto dopo. La prima lezione (sulla virgola) in un articolo per www.illibraio.it.

 

Quando si vedono certi strafalcioni ortografici o certe gigantesche improprietà di sintassi o di lingua nei test di ammissione all’università, nei temi per gli esami di Stato, nelle mail o nei memo di lavoro, negli articoli di giornale, nei testi per il web e nelle dichiarazioni dei politici, è naturale pensare: ma queste cose non le insegnano a scuola, tra elementari, medie e superiori? Ora, il mondo è pieno di teste dure, ma se alcuni errori tornano in continuazione può sorgere il sospetto che alcuni argomenti vengano trascurati, magari perché si trovano in una zona grigia, in una terra di nessuno fra capitoli e competenze diverse. Per questo propongo cinque brevi lezioni di grammatica che forse non sono solo di grammatica, e dovrebbero mostrare che il primo scopo dell’insegnamento delle regole è riflettere sulla lingua, per giungere a una vera competenza linguistica e dunque a una comunicazione efficace.

 

1. Dove non va messa la virgola

 

Un professore universitario, Piero Capelli, ha pubblicato questo post minatorio sul suo profilo Facebook. L’immagine è un po’ sfocata, ma il messaggio è molto chiaro.

 

punteggiatura virgola sintassi soggetto predicato

 

Stanco di correggere e di farsi sangue cattivo, ha provato ad agire d’anticipo.

Sia chiaro, le regole della punteggiatura non sono rigide come quelle dell’ortografia, e ci sono infinite variazioni nell’uso dei segni legate al gusto degli scrittori e alla moda. Ma nell’italiano standard la virgola singola che serve solo a separare il soggetto dal suo predicato (*“Mario, va al cinema”; *“Elena, gioca a calcio”) è sempre sbagliata, perché va contro la logica elementare della comunicazione.

Nelle grammatiche scolastiche esiste il capitolo sulla punteggiatura, dove questo principio viene spiegato. Ma evidentemente è necessario fare di più; e forse si ottengono risultati migliori usando le “regole” della punteggiatura per mostrare alcuni aspetti fondamentali della lingua.

La virgola corrisponde a una pausa breve nel parlato, e introduce una separazione che serve a rendere più chiaro il discorso. Ma proprio per questo possiamo formulare una specie di precetto biblico: la virgola non separi ciò che la logica e la grammatica esigono che resti unito. Che cosa deve restare unito? Tutto ciò che costituisce un’unità fondamentale del discorso: il soggetto unito al suo verbo, il verbo al complemento (diretto o indiretto) di cui il verbo non può fare a meno, la congiunzione alla frase che essa regge. Il meme con l’immagine di Pulp Fiction dovrebbe far passare la tentazione di metterla (e suggerisce un microripasso di analisi logica elementare al momento della rilettura).

Quindi non possiamo mai mettere una virgola tra soggetto e verbo? Una virgola no, ma due sì. Due virgole, infatti, isolano un inciso, cioè un elemento aggiuntivo del discorso che può essere eliminato senza intaccare la tenuta logica e sintattica della frase. Osserviamo questo esempio:

“Un ragazzo se ne sta per conto suo, con il cellulare in mano e le cuffie nelle orecchie.”

Qui l’elemento essenziale della frase è l’unione di soggetto e predicato (“Un ragazzo se ne sta per conto suo”): ogni parola è necessaria per trasmettere il nucleo centrale dell’informazione. La virgola (che potrebbe anche non esserci) introduce una pausa prima di un elemento che aggiunge un’informazione non indispensabile. Siccome l’italiano, contrariamente all’inglese, permette un’ampia libertà nell’ordine delle parole, possiamo benissimo spostare l’informazione accessoria tra il soggetto e il verbo (“Un ragazzo, con il cellulare in mano e le cuffie nelle orecchie, se ne sta per conto suo”) ma siamo obbligati o a mettere due virgole per isolare l’inciso o a non mettere nessuna virgola (andando magari un po’ in apnea, vista la distanza tra soggetto e verbo); una virgola sola (per esempio *Un ragazzo con il cellulare in mano e le cuffie nelle orecchie, se ne sta per conto suo) sarebbe sbagliata, perché separa ciò che deve restare unito (il soggetto – “Un ragazzo” – e il suo verbo – “se ne sta”).

Ma immaginiamo una situazione in cui due ragazzi arrivino in un parco affollato di loro coetanei e uno dica all’altro:

“Il ragazzo con il cellulare in mano e le cuffie nelle orecchie è mio fratello.”

In questo caso, “con il cellulare in mano e le cuffie nelle orecchie” non è un’aggiunta che si può eliminare senza intaccare il senso della frase: è un elemento essenziale per far capire chi è il fratello di chi parla (incredibilmente, in quel parco c’è un solo ragazzo con il cellulare in mano e le cuffie nelle orecchie). Quindi non possiamo inserire due virgole (*“Il ragazzo, con il cellulare in mano e le cuffie nelle orecchie, è mio fratello”) perché così creeremmo un inciso eliminabile, mentre la frase “Il ragazzo è mio fratello” non ha senso e non comunica niente, se nel parco c’è più di un ragazzo. Il “gruppo del soggetto” è “Il ragazzo con il cellulare in mano e la cuffia nelle orecchie”, e dunque non possiamo nemmeno introdurre una sola virgola dopo orecchie, perché separerebbe il soggetto dal predicato.

Insomma, l’uso delle virgole è anche un argomento di analisi logica, e l’analisi logica è al servizio di quello che vogliamo comunicare.

 

 

Questo articolo è stato pubblicato su IL LIBRAIO lunedì 12 settembre 2016.

2 Commenti
  • Paola gennari
    Rispondi

    Molto interessante, ottimo ripasso

    14 settembre 2016 at 3:07
  • Franco
    Rispondi

    Utile lettura

    21 ottobre 2021 at 11:38

Invia un commento

 

 Ho letto la Privacy Policy