I nomi astratti in -zione

Una mozione per l’abolizione delle accumulazioni di formazioni verbali prodotte dalla suffissazione in -zione (è un mio vecchio cavallo di battaglia, perdonate l’insistenza).

 

La settimana scorsa, sulla prima pagina di un quotidiano nazionale, ho letto questa frase nel virgolettato di un’intervista:

Dobbiamo migliorare nell’implementazione delle regole che ci diamo.

Il problema non è solo la parolaccia implementazione (al verbo implementare ho già dedicato questa rubrica); è la pesantezza dei sostantivi astratti in -zione. Leggete queste alternative alla frase di partenza:

Dobbiamo finalmente applicare le regole che ci diamo.

Dobbiamo finalmente mettere in pratica le regole che ci diamo.

Non è più chiaro scrivere così? E le due nuove frasi sono pure più corte. Oltre tutto, i suffissi per creare sostantivi astratti (oltre a -zione e -izzazione, anche -ismo, -ità e così via) hanno la tendenza ad attrarsi, a presentarsi a coppie, a gruppi, e se la frase che ho messo nell’occhiello è un filo esagerata, vi sarà capitato spessissimo di leggere (spero non di scrivere) qualcosa come “la cronicizzazione della disoccupazione crea le precondizioni per una possibile emarginazione”.

Quindi, un consiglio da amico: in casi del genere, cercate di usare verbi, non sostantivi. Se volete uno slogan contraddittorio: azioni, non astrazioni. O piuttosto: fatti concreti, non parole vuote. (Questo post è praticamente un programma politico; infatti i politici sono. insieme ai burocrati, i principali propinatori di paroloni in -zione.)

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