Come si fa il tema
Una specie di guida destinata agli studenti delle superiori (ma può essere utile dalle medie all’università), intitolata Come si fa il tema (e la nuova prova scritta d’italiano alla maturità). Qui trovate un brano, già uscito su IlLibraio.it e tratto dal capitolo Questioni di stile (e non solo).
La proprietà di linguaggio
Le parole che usiamo in un tema prima di tutto devono essere giuste. Non basta che non contengano errori di ortografia: questo è l’obiettivo minimo. Devono essere le parole che ci vogliono, non altre simili e orecchiate male.
Se in un tema sulla Prima guerra mondiale volete dire che “le ultime speranze austriache di vincere la guerra furono sconfitte dalla resistenza italiana durante la battaglia del Solstizio, nel giugno 1918” e volete giustamente sostituire il verbo sconfiggere, troppo vicino al vincere subito sopra, non potrete scrivere che “furono *frustate”: il verbo è frustrare (dall’avverbio latino frustra, “invano”; allo stesso modo il sostantivo è frustrazione, non *frustazione; ma questo è un errore di ortografia, e vi apparirebbe sottolineato in rosso sul computer o sul cellulare). Una persona che si schermisce dagli elogi è modesta e ritrosa, e dunque respinge i complimenti, si difende dagli elogi (schermirsi viene da schermo); dunque non si *schernisce, come si legge spesso: lo scherno non c’entra, non è che uno si prende in giro da solo. Non potrete dire che “nel Sessantotto la protesta studentesca *divagò nelle università e nelle piazze americane ed europee”, perché il verbo da usare è dilagare (“estendersi rapidamente come l’acqua di un lago”; divagare invece vuol dire in origine “vagare qua e là”, e per estensione “allontanarsi da un argomento”).
Questi sono tutti casi di parole non troppo comuni, orecchiate male e sostituite con altre, molto simili per forma e magari non lontane di significato, ma comunque diverse e sbagliate in quel contesto: di fatto, strafalcioni. Altre improprietà sono più sottili. Leggete questa frase, tratta da un tema sul progresso scientifico:
“È impossibile sottovalutare l’incredibile avanguardia tecnica raggiunta in questi anni.”
Se cercate sul vocabolario il sostantivo avanguardia, troverete che il primo significato è militare: l’avanguardia è il reparto che marcia avanti rispetto al resto delle truppe. In senso artistico e letterario, l’avanguardia è un movimento innovativo e polemico verso i tradizionalisti (si parla di avanguardie del Novecento: movimenti come il futurismo, il dadaismo, il cubismo sono avanguardie). E poi c’è il significato figurato, derivato da quello militare e caratteristico dell’espressione essere all’avanguardia, cioè in una posizione molto avanzata in un qualunque campo. Quindi si può parlare di tecnologia all’avanguardia o d’avanguardia, ma l’avanguardia non può essere raggiunta né accompagnata da un aggettivo come tecnica (nel secondo significato invece si parla appunto di avanguardia artistica). Quindi l’improprietà di linguaggio presente nella frase (ci sono anche altre cose che non funzionano, ma le vedremo fra poco) deve essere corretta sostituendo la parola, e parlando semmai di “progresso tecnologico di questi anni” o di “progressi raggiunti dalla tecnologia in questi anni”.
La frase che segue è tratta invece da un tema sulla Guerra di secessione americana, e riguarda le ripercussioni della vittoria del Nord e dell’abolizione della schiavitù sugli Stati del Sud:
“Pochi anni non riuscirono a cancellare gli ideali coltivati da generazioni.”
Ora, gli “ideali” di cui si parla qui sarebbero, di fatto, lo schiavismo e il razzismo. Però la parola ideale ha una connotazione positiva di perfezione da raggiungere, nobile aspirazione da realizzare. Per questo è opportuno sostituirla con termini più neutri (abitudini o pratiche) o connotati in senso negativo (per esempio pregiudizi).
Un’altra frase, anche questa tratta da un vero tema, sulle condizioni di lavoro oggi nel mondo:
“Nelle fabbriche cinesi che producono computer e cellulari per tutte le grandi aziende, i ritmi di lavoro sono fuori dal normale.”
Qui non ci sono “parole sbagliate”, come quelle che abbiamo visto finora. In questa frase il problema è il registro.
Il registro giusto
Un tema non è un post su Facebook, non è una chat su WhatsApp: non appartiene a un registro familiare o colloquiale, ma a quello formale, che dovete dimostrare di saper maneggiare.
L’espressione fuori dal normale è accettabile per commentare fra amici qualcosa che ci sembra contrario alla logica o al buonsenso, ma non va bene nel registro formale del tema: tra l’altro, chi e in base a quali criteri stabilisce cosa è normale e cosa no? Quindi è necessario correggere, per esempio così: “i ritmi di lavoro sono massacranti”. Per la stessa ragione non funziona l’aggettivo incredibile che accompagnava poco sopra avanguardia tecnica: oltre a rimare in maniera sgradevole con impossibile, è una specie di superlativo di cui si abusa nel linguaggio colloquiale, e in un registro formale andrebbe sostituito con stupefacente o straordinario.
Questa frase proviene da un tema di storia sulla rivoluzione scientifica del Seicento:
“Galileo fu processato dalla Chiesa perché le sue scoperte remavano contro le Sacre Scritture.”
Remare contro è una metafora, molto usata in ambito politico e anche lavorativo: può essere impiegata in un articolo di giornale (anche se è diventata un cliché, un luogo comune), ma non in questo contesto. Inoltre, se esaminiamo più da vicino il suo significato, ci accorgiamo che non c’è solo un problema di registro. L’immagine evocata è quella di una barca che va in una direzione, sulla spinta di gran parte dei rematori; alcuni, però, vogano nel senso opposto, intralciando l’azione degli altri. Per questo la metafora si usa per indicare chi, all’interno di un’organizzazione, fa di tutto per impedire che venga raggiunto l’obiettivo per cui si adoperano i colleghi (di partito o di lavoro). Dunque a remare contro è logico siano delle persone; qui invece a farlo sarebbero le scoperte di Galileo.
Questo è un punto importante: il linguaggio figurato è un potente strumento espressivo, ma dobbiamo fare in modo che le immagini che usiamo siano congruenti. Quindi nella nostra frase conviene eliminare la metafora del remare contro. Diremo che le scoperte di Galileo contrastavano con le Sacre Scritture, oppure, se vogliamo essere più espressivi, che minavano alle fondamenta le Sacre Scritture.
Come si fa a riconoscere le improprietà di linguaggio e di stile? Non esistono repertori di imprecisioni, e non sarebbe risolutivo nemmeno leggere il vocabolario dalla A alla Z, anche se, come abbiamo visto a proposito degli usi di avanguardia, il dizionario in alcuni casi può essere d’aiuto (uno però dovrà già avere qualche dubbio perché sia spinto ad aprirlo). Conviene fare tesoro degli errori che vi correggono gli insegnanti (in quei casi vale sempre la pena di andare a controllare sul vocabolario i significati e gli usi della parola fino a quel momento poco padroneggiata). Soprattutto, c’è il solito metodo: leggere. Dunque:
Leggete buoni testi di buoni autori: significa entrare in contatto con parole usate nell’accezione giusta, precise, cariche di senso, e con testi coerenti dal punto di vista stilistico oppure con salti intenzionali di registro a fini espressivi.
Solo così – per imitazione – si acquisisce consapevolezza linguistica, cioè la capacità, che si affina nel tempo, di giudicare e migliorare la propria lingua. E questo, naturalmente, non vale solo per il lessico, ma per la scrittura in generale.
Questo articolo è stato pubblicato su IL LIBRAIO il 6 febbraio 2017, con il titolo Trucchi e consigli per il tema (anche della maturità).
Perna Lucia
Complimenti, il Suo blog è molto interessante!
Penso acquisterò presto uno dei suoi libri.
P. S. Non ho messo virgole, chissà il resto!
Massimo Birattari
Grazie! (Non vedo problemi né con le virgole né con il resto…)
Perna Lucia
Quel P. S. …
Perna Lucia
Comunque, grazie !