Otto buone ragioni per leggere Dahl a scuola

In ritardo sul centenario della morte ma in anticipo su Libriamoci, di cui Dahl sarà uno dei protagonisti, ecco un “invito alla lettura” che risale a quasi vent’anni fa.

 

 

Nel 1997 ho scritto i testi di una brochure che aveva lo scopo di convincere gli insegnanti a far leggere a scuola i libri di Roald Dahl. La casa editrice Salani non intendeva appesantirli con esercizi e apparati, e le mie schede servivano a mostrare quanto le storie di Dahl fossero utili anche per raggiungere alcuni obiettivi essenziali della scuola: primo fra tutti, far nascere la passione della lettura.

Ripubblico qui i brani introduttivi. Sono datati (in questi vent’anni, Dahl è di sicuro entrato nelle classi) ma forse forniranno alcuni spunti agli insegnanti in vista di Libriamoci, che propone proprio Dahl (in compagnia di Shakespeare, Cervantes e Ariosto: scusate se è poco) tra gli autori protagonisti delle “giornate di lettura nelle scuole”, dal 24 al 29 ottobre.

 

 

A scuola con Dahl

 

“Non ho niente da insegnare. Voglio soltanto divertire. Ma divertendosi con le mie storie i bambini imparano la cosa più importante: il gusto della lettura. Si staccano dal televisore, e prendono familiarità con la carta stampata. Più avanti nella vita, questo allenamento gli servirà per affrontare testi più seri. E chi avrà cominciato presto a leggere libri, andrà più lontano.”

ROALD DAHL

 

Roald Dahl continua a essere uno degli scrittori più amati dai ragazzi di tutto il mondo. È una predilezione che alcuni genitori e insegnanti possono vedere con sospetto e con l’intima convinzione che, se proprio è impossibile impedire ai bambini di comprarsi con i loro soldi i libri di Dahl, Dahl sia troppo anarchico, troppo irriverente, troppo impietoso nei confronti degli adulti, troppo pauroso, troppo disgustoso, troppo crudele, troppo fantasioso e, in fondo, troppo divertente per essere letto a scuola.

Il fatto è che, comunque lo si prenda, Dahl è veramente troppo. Era un gigante, nel corpo e nell’immaginazione, e il suo non poteva che essere un mondo eccessivo: un mondo popolato di adulti laidi e crudeli, di nonne disgustosamente egoiste, di zie torturatrici, di genitori imbecilli come quelli di Matilde, di direttrici sadiche, di pie dame della Società per la Protezione dell’Infanzia Maltrattata che in verità sono streghe ammazza-bambini; ma anche di nonne tenere e coraggiose come quella delle Streghe, di nonni intraprendenti come il Nonno Joe della Fabbrica di cioccolato, di genitori meravigliosi come il padre di Danny il campione del mondo, di bizzarri benefattori come il Duca Riverenza e Willy Wonka, inventore folle e geniale… Perché il mondo di Dahl è, appunto, un intero mondo, ricco, vitale, contraddittorio, complicato, affascinante, travolgente. Ed è, trasfigurato, il mondo in cui è vissuto il suo autore, quello che ci appare nei libri autobiografici come Boy o In solitario. L’eccesso e il grottesco sono semplicemente i mezzi stilistici che Dahl impiega per entrare in sintonia con i suoi piccoli lettori e che gli servono non solo per divertire (scopo invariabilmente raggiunto) ma anche per parlare di temi troppo seri per essere lasciati in esclusiva a moralisti e pedanti.

Prendiamo uno dei temi più seri che si possano immaginare, quello della presenza del dolore e del male nel mondo. Dahl aveva una lunghissima consuetudine con il dolore (era rimasto orfano di padre all’età di tre anni e la figlia primogenita gli era morta a sette anni di morbillo, per citare solo due delle tante sciagure che l’avevano colpito). Non sarà un caso, allora, che tra i protagonisti delle sue opere abbondino (come in Dickens, uno dei suoi grandi modelli) gli orfani, che sanno trovare dentro di sé la forza per raggiungere la felicità e superare il dolore; e tutta la paura e l’orrore che troviamo nei suoi libri (ma, non dimentichiamolo, anche nelle fiabe di Perrault e dei Grimm, o nei film di Disney) diventano un gentile esorcismo dei tanti e ben peggiori orrori che incombono sulla nostra vita quotidiana.

 

 

Otto buone ragioni per leggere Dahl a scuola

 

Visto da vicino, il Dahl che da lontano suscita diffidenza può diventare uno degli autori più stimolanti da leggere a scuola, per almeno otto buone ragioni.

 

1. I libri di Dahl, come sosteneva lui stesso nella frase che abbiamo usato come epigrafe, sono un metodo particolarmente efficace per trasmettere ai ragazzini la passione della lettura, per convincerli che leggere un bel libro può essere più divertente che guardare un noioso programma televisivo, per diffondere la nozione poco meno che rivoluzionaria che leggere è, prima di tutto, un piacere (cosa che, occorre dirlo, a scuola troppo spesso si dimentica).

 

2. Quelle di Dahl sono, in primo luogo, belle storie, ricche di colpi di scena, con una trama accurata. Leggendole, i ragazzi (ma anche gli adulti) si familiarizzano con una delle attività più tipiche della specie umana: ascoltare una storia appassionante. E acquisiscono i primi criteri per riconoscere una bella storia.

 

3. Si ripete spesso che a Dahl non interessa affatto la morale (è una cosa che ha ripetuto lui per primo). Eppure le cose non stanno esattamente così: uno dei suoi primi romanzi, La fabbrica di cioccolato, sarebbe perfino moralistico, con le sue rampogne contro i bambini golosi, viziati e teledipendenti, se la morale non venisse trasformata in satira. E non si può dimenticare che la satira di Dahl è sempre un modo (divertente, obliquo, sfaccettato; ma efficacissimo) di distinguere il giusto dall’ingiusto. E perfino le atroci vendette che i bambini mettono in atto contro gli adulti che li maltrattano e li umiliano trasmettono un impegnativo messaggio morale: che è giusto ribellarsi contro l’ingiustizia.

 

4. In un mondo sempre più omologato, dominato da pochi modelli di comportamento planetari, i libri di Dahl sono una scuola di anticonformismo, che insegna a mettere in discussione i luoghi comuni. Non dovrebbe essere questo anche uno dei compiti di una scuola moderna?

 

5. In alcuni romanzi, le invenzioni di Dahl spingono i lettori a interrogarsi, quasi senza che se ne accorgano, su questioni estremamente profonde: si pensi a Minuslandia (nel Grande ascensore di cristallo), il mondo di coloro che ancora devono nascere, o a quel lampo di poesia “cosmica” sull’origine dei giganti, nel GGG: “I giganti non nasce, i giganti appare e basta, come il sole e le stelle”.

 

6. Un viaggio tra le opere di Dahl è un viaggio tra i generi letterari, grazie al quale i ragazzi imparano a orientarsi nei boschi della letteratura (e quindi a leggere in modo critico, avvertito e consapevole).

 

7. Ogni libro di Dahl contiene una girandola di invenzioni linguistiche, e ha la forza di un esempio vivente di lingua personale ed espressiva, e di un antidoto contro la sciatteria e la standardizzazione della “lingua di plastica”.

 

8. Ogni pagina fornisce stimoli continui alla creatività e all’invenzione personale. È questo forse lo spunto didattico più efficace, sul quale abbiamo insistito nelle schede dedicate a ciascuna opera. Ogni libro di Dahl trasmette il virus contagioso della fantasia.

[1997]


 

 

Potete vedere l’intera brochure qui, come prima parte di un fascicolo intitolato Da Roald Dahl al cinema, scritto da Patrizia Canova (attenzione, è del 1998, arriva solo fino a Matilda 6 mitica). A pag. 7 trovate Il buon gigante Dahl, un bel ritratto scritto da Donatella Ziliotto.

 

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