esercizi di scrittura

Vedere il mondo dalla parte di un oggetto

Scrivere è il modo migliore per imparare a scrivere. Se avete bisogno di qualche stimolo, ecco un esercizio per farlo in maniera divertente.

 

Il mio libro Scrivere bene è un gioco da ragazzi è, come dice il sottotitolo, “un corso di scrittura avventuroso come un romanzo”. In realtà è un romanzo scritto dai suoi protagonisti attraverso una serie di esercizi di scrittura. Sei ragazzi venuti da Grammaland insieme al professor Mangiafuoco finiscono dentro un videogioco, Scriptoria, che ha due particolarità: 1) tutti i livelli sono esercizi di scrittura, e per superarli bisogna scrivere bene; 2) dentro il videogioco, le cose scritte bene diventano vere: in un livello precedente, il compito era inventare animali fantastici, e gli animali creati (Polly il pollo con quattro cosce, la maiaquila – una specie di chimera che ha testa e ali d’aquila, il corpo da maiale e una testa di drago in fondo alla coda a cavatappi – e i capristrelli – cioè capre con grandi ali da pipistrello) diventano personaggi importanti del romanzo.

Al livello 6, le due squadre, rossa e blu, si trovano davanti a questo cartello:

Per scrivere cose interessanti e originali può essere utile cambiare la prospettiva. A ogni squadra verrà assegnato uno degli oggetti qui sotto: provate a immaginare la sua vita, o a vedere il mondo dal suo punto di vista. In base alle reazioni degli oggetti capirete se avrete superato la prova.

scrittura creativa oggetti prospettiva

Alla squadra rossa, composta da Aurora, Tommaso e Luca, il computer assegna la forchetta. Gli oggetti dimostreranno il loro gradimento perché la regola di Scriptoria è che i testi scritti (scritti bene) modificano, anzi creano la realtà. Tocca ad Aurora cominciare.

Una forchetta passa la maggior parte del tempo in un cassetto, poi quando esce sta per un po’ ferma vicina a un piatto, poi viene usata per mangiare e poi pulita.

Aurora non ha idee, e il suo testo lo dimostra. Infatti la forchetta davanti a lei non ha nessuna reazione. D’altra parte, dice stizzita la ragazza, “cosa si può immaginare di una forchetta? È un oggetto stupido. È l’esercizio che è stupido”.

Il professor Mangiafuoco, che aiuta i ragazzi a superare le prove, spiega ad Aurora che è possibile raccontare in maniera espressiva anche una vita noiosa, e la invita ad aggiungere qualche idea personale, qualche immagine precisa. Così Aurora si sforza un po’ di più:

La vita di una forchetta è molto noiosa. Passa la maggior parte del tempo in un cassetto, assieme a forchette uguali a lei, con le quali dubito che possa fare molta conversazione, visto che le forchette non parlano, e quando esce non fa in tempo a dare un’occhiata in giro che subito si sporca di sugo di pomodoro o di uovo o di grasso di carne. Dopodiché, lavandino o lavastoviglie, e di nuovo al buio nel cassetto.

La forchetta questa volta ha una piccola reazione (pare che sbadigli…), e il compagno di squadra di Aurora, Tommaso, decide di “dare un po’ di personalità a questo affare”:

Immaginate il triste destino di una forchetta vegetariana in una famiglia di carnivori. Lo sfortunato utensile sogna foglie di tenera insalatina, patate fumanti, melanzane e zucchine, e nel bel mezzo dei suoi sogni cosa si trova davanti? Hamburger bruciacchiati, grasso di maiale, carne rossa cruda! La povera forchetta cerca di tirarsi indietro, chiudere gli occhi, tapparsi il naso, ma non c’è niente da fare: una forza irresistibile la costringe a immergersi nella carne, e alla vista del sangue la forchetta si sente svenire.

Il terzo ragazzo della squadra rossa, Luca, prosegue sulla stessa strada, con un’importante variazione: scrive in prima persona, mettendosi davvero nei panni della forchetta (e su consiglio di Mangiafuoco prova a usare parole meno comuni e più espressive):

“Mettetevi nei miei panni” dice Ketty la forchetta. “Lo sanno che mi ripugna la carne, eppure mi costringono a toccarla, anzi ad arpionarla e ad avvicinarla a quelle gigantesche facce da orco, a quelle labbra unte, e all’improvviso mi trovo in una caverna buia, in mezzo a denti che triturano come macine, a disgustosi pezzi di cibo infilati nelle fessure, che potrebbero essere lì da anni e anni. So di essere di metallo, e che nessun dente sarebbe così stupido da provare a mordermi, ma ogni volta che li vedo avvicinarsi ho un tuffo al
cuore, muoio di paura: non voglio essere fatta a pezzi, non voglio finire in quel buio pozzo senza fondo che si spalanca oltre la lingua! E mentre gli orchi non sono mai sazi e vanno avanti per ore a ingozzarsi, io non vedo l’ora di farmi una bella doccia e andare a dormire al buio del mio cassetto.”

ForchettaViva

Avete visto? Dopo aver avuto una buona idea, è importante realizzarla al meglio, mettendo ogni parola, ogni frase della storia al servizio dell’idea iniziale, che così viene sviluppata fino in fondo. Infatti, nel romanzo, la forchetta davanti ai ragazzi si rizza in piedi, comincia a lamentarsi della sua triste sorte e, da questo momento, li accompagnerà nelle loro avventure a Scriptoria: è diventata una creatura viva, con un nome e una personalità.

Volete entrare anche voi a Scriptoria? Scegliete un altro oggetto e raccontate il mondo dal suo punto di vista, sforzandovi di essere originali e interessanti. Potete parlare anche di un oggetto diverso (in una scuola media che ho visitato una ragazza ha scelto come personaggio una tazza del water…).

 


 

I disegni in questa pagina (e del libro Scrivere bene è un gioco da ragazzi) sono di Allegra Agliardi.

 

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